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Mettere insieme le pere con le mele. La tutela dei diritti dei figli delle coppie omogenitoriali con l’utero in affitto. Questo modo scorretto di fare informazione che inquina il dibattito pubblico è diventata la specialità della sinistra.
Come si fa a mettere nello stesso calderone la disumanità che c’è dietro alla pratica della maternità surrogata con un percorso di fecondazione assistita in cui la madre biologica mantiene il legame con il proprio figlio? Ignoranza o malafede?
Accostare la pratica dell’utero in affitto, che nasce per le coppie eterosessuali con problemi di fertilità, ai diritti degli omosessuali rischia di far perdere di vista il punto centrale della questione che riguarda il riconoscimento dei diritti dei bambini, tema su cui invece il centrodestra ha dimostrato grande apertura sottolineando la volontà di avviare un dibattito in Parlamento.
Il nuovo corso inaugurato dalla Schlein è anche peggio del vecchio e svela il maldestro tentativo del PD di distrarre dalle sue responsabilità su un tema su cui da tempo ha tradito se stesso e anche il suo elettorato.
Mettere a capo del partito una rappresentante del mondo LGBT è uno specchietto per le allodole, un bluff per recuperare consensi. È tempo di squarciare questo velo di ipocrisia. Non si capisce infatti perché quello che la sinistra non è stata capace di fare in dieci anni di governo sui diritti civili dovrebbe realizzarlo ora.
Personalmente, non mi sono mai sentita rappresentata da questa sinistra che tira per la giacchetta una minoranza per un mero tornaconto elettorale. Non sarò mai tra gli “utili idioti” usati dalla sinistra contro il governo Meloni e non presterò mai il fianco a chi perde tempo con il solo scopo di piantare bandierine ideologiche.
Le strumentalizzazioni della sinistra e questo sciacallaggio portato avanti sulla pelle dei nostri bambini sono frutto di un sistema politicamente spregiudicato che merita solo la nostra indignazione.
Mio figlio oggi ha 8 anni, è stato concepito in Spagna con fecondazione assistita da due donne che stanno insieme da 15 anni. Non mi sento meno genitore della mia compagna che è la mamma biologica perché lo amo profondamente, di quell’amore che non è certo un pezzo di carta a stabilire. Eppure ogni giorno faccio i conti con la mia coscienza. Perché scegliendo di averlo, sono consapevole di avergli negato la possibilità di avere un padre, una figura di riferimento importante per lui. È un fatto. E a mio figlio devo innanzitutto la verità. Proprio perché non è un figlio di serie B e mai lo sarà.