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Agnelli di pasta di mandorle: vi prego non fateli | Agrodolce

Puntuali come un orologio svizzero, quando la Pasqua si avvicina gli agnelli di pasta di mandorle iniziano a fare la loro comparsa nelle pasticcerie di tutta Italia. Sbucano a schiere dai banconi, inquietanti come pochi con il loro aspetto solo apparentemente rassicurante. E partono subito i ricordi d’infanzia, quando li trovavamo ad attenderci a casa di nonna, mentre i meno fortunati tra noi li ricevevano – tragedia – in dono al posto dell’uovo di cioccolato. Date le premesse, la domanda non può che sorgere spontanea: abbiamo veramente bisogno di prepararli anche quest’anno? Continuate a leggere: vi sveliamo almeno 3 motivi per non farlo.

Cosa sono gli agnelli di pasta di mandorle

 © Facebook Agnelli di pasta di mandorle brutti

Prima di iniziare la nostra opera di dissuasione, dobbiamo quantomeno specificare di cosa stiamo parlando. Ammesso che ci sia ancora qualcuno che non li conosca, si tratta di dolci tipici del periodo pasquale a base di pasta di mandorle – nella versione siciliana anche di pistacchio –  miele e aromi, decorati con glassa fondente a copertura (ad esclusione di testa e collo). Un tripudio di zuccheri, insomma. Sono tipici del Sud Italia, ma li si trova diffusamente in tutta la penisola.

La tradizione di farli in casa

 © Facebook Agnelli di pasta di mandorle brutti

A quanto pare, la tradizione di prepararli in casa accomuna almeno due regioni. In Sicilia, sarebbe da collegare alla città di Favara; in Puglia, alla zona del Salento. E non è un caso che in entrambe la loro origine sia da ricondurre all’ambito religioso. Nell’iconografia pasquale cristiana, l’agnello è infatti considerato come un simbolo di redenzione e resurrezione.

Se in Sicilia il dolce sarebbe stato creato dalle suore del Collegio di Maria del quartiere Baita (una delle prime ricette delle quali si ha traccia porta la data del 1898), in Puglia sarebbe opera delle suore di clausura del monastero benedettino di San Giovanni Evangelista di Lecce (che, ad onor di cronaca, si contenderebbero la paternità con le Teresiane di Bari). Qui si preparerebbe addirittura dalla fine dell”800.

Da lì, l’usanza di preparare gli agnelli di pasta di mandorle si è estesa anche nelle case, dove li si realizza in più o meno grandi quantità per poi regalarli ad amici e parenti. Anche se, come tradizione impone, vengono donati ai bambini – che, siamo sicuri, li baratterebbero volentieri perfino con una colomba – la domenica di Pasqua.

Perché non farli

Ci sono almeno 3 motivi per non farli. In un periodo dell’anno costellato da colombe, pastiere e cioccolato in ogni dove, vogliamo veramente aggiungere zuccheri alla nostra già provata alimentazione? Durante le feste tendiamo a chiudere un occhio, è vero, ma guardiamo in faccia la realtà: costituiscono un introito calorico – a dir la verità neanche troppo allettante, se consideriamo quanto stucchevoli siano – del quale non necessitiamo. Introito che, se proprio volessimo farci del male, potremmo tranquillamente delegare a casatielli, torte pasqualine ed altre prelibatezze tipiche.

Secondo, poi, il lavoro che richiedono: se non siete avvezzi, potreste ottenere dei veri disastri. Insomma, non è un caso se su Facebook esiste una pagina intitolata Agnelli di pasta di mandorle brutti. Chi si occupa della loro realizzazione solitamente è un decoratore professionista, non un comune pasticcere data la precisione che richiedono (la stessa, per intenderci, della frutta martorana). È vero che in commercio si hanno oramai a disposizione gli appositi stampi per facilitarne la preparazione,  ma non possono fare miracoli: a fregarci resta la loro decorazione. Quindi, se non avete la manualità necessaria, la domanda che dovreste porvi è: ne vale veramente la pena?

Ultimo, ma non per importanza. La conservazione della pasta di mandorle richiede determinati accorgimenti, pena il suo scioglimento. In genere si consiglia di tenerla in luoghi freschi e asciutti, a temperatura ambiente, lontano da fonti di calore. Ciò significa che, nel malaugurato caso in cui doveste dimenticarvi di aver lasciato il vostro agnello in auto o, peggio, a diretto contatto con i raggi del sole, potreste ritrovarlo irrimediabilmente sciolto, senza alcuna possibilità di recuperarlo. Volete veramente rischiare?

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