filippo,-infermiere:-“abbandono-la-professione,-non-mi-da-piu-stimoli-e-torno-a-fare-il-muratore”.

Filippo, Infermiere: “abbandono la professione, non mi dà più stimoli e torno a fare il muratore”.

Ci scrive Filippo S., Infermiere: “abbandono la professione, non mi dà più stimoli e lo stipendio basta solo a sopravvivere”.

Egr. Direttore,

ho fatto enormi sacrifici per diventare Infermiere e con me tutta la mia famiglia. Pensavo dopo la laurea e dopo il tempo indeterminato nel pubblico di essermi finalmente sistemato con lo zaloniano “posto fisso”. Ero felice, non mi pareva vero. Ma poi la tragica realtà.

La professione dell’Infermiere non è considerata in Italia, dai Pazienti e dai Medici. Ci confondono con i portantini, a volte con altre figure professionali, spesso e volentieri con gli OSS.

Ma questo è il male minore. Il punto cocente è che uno stipendio si 1600 euro di media non può sfamare una famiglia nel Nord Italia. Ho tre figli minori, mia moglie non può lavorare perché li deve accudire. A fine mese non arriviamo, ho dovuto ricorrere prima al fido bancario, poi al quinto dello stipendio per far fronte a delle emergenze (casa da sistemare, libri, vestiti e auto dal meccanico).

Con 1600 euro si fa la fame. Speravo francamente nel Decreto Milleproroghe, ma è solo una presa per i fondelli, perché per lavorare 32 ore mensili fuori dall’azienda è la stessa azienda che dovrà autorizzarti. Praticamente la mia è sotto organico e non lo farà mai. Le solite chiacchiere dei politici e dei sindacati, che vendono fumo in attesa che qualcuno abbocchi.

Rimarrò sempre un Infermiere, perché ho scelto questa professione, ma ora ho l’urgenza di sfamare i miei figli e mia moglie e con lo stipendio da fame che ci danno non è più immaginabile andare oltre. Torno a fare il muratore, prima percepivo netti dai 120 ai 150 euro al giorno, ora mi devo accontentare degli 8-10 euro giornalieri da laureato e plurimasterizzato.

Filippo S., Infermiere

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