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L'inchiesta spinge il Gop nelle braccia di Trump: cosa dicono i sondaggi

La difesa corporativa che i pezzi da novanta del Gop hanno fatto scattare all’atto dell’incriminazione di Donald Trump è di certo la novità più eclatante degli ultimi mesi. Molto più probabile era, invece, il boom di consensi che l’ex presidente avrebbe riscontrato all’interno del Gop. Presso l’elettorato repubblicano, il tycoon, infatti, può utilizzare due leve importanti: il presunto accanimento giudiziario e i numerosi dubbi sull’entità del reato legato all’ex pornostar Stormy Daniels. Questo temporaneo successo, registrato dai sondaggi pre e post-incriminazione, potrebbe però costituire un’arma a doppio taglio: la levata di scudi nel Gop, infatti, potrebbe rafforzare Trump tra i militanti repubblicani facendo però perdere consensi presso l’elettorato generalista.

Colpevole o innocente?

Partendo da uno dei più autorevoli tra questi sondaggi, questa tendenza è più che evidente: NPR/PBS NewsHour/Marist College ha pubblicato la scorsa settimana un sondaggio che restituisce questo ritratto: la maggior parte degli americani pensa che le indagini su Trump siano corrette; tre su quattro affermano che Trump ha fatto qualcosa di sbagliato e che sia coinvolto in molteplici indagini, comprese quelle per frode, interferenza elettorale, gestione di documenti riservati e il suo coinvolgimento negli eventi del 6 gennaio 2021. Mentre la maggior parte degli intervistati non si spinge fino al punto di dire che Trump ha commesso dei crimini, resta comunque l’idea di un ex presidente impegnato in qualche tipo di attività illecita. Se, dunque, i problemi legali di Trump aumentano, più di sei americani su dieci dichiarano di non volerlo nuovamente alla Casa Bianca.

In un sondaggio della Quinnipiac University di questa settimana, gli americani bollano l’indagine sulla presunta condotta di Trump nei confronti della porno star Stormy Daniels come una “vicenda seria”. I democratici (88-9%) e gli indipendenti (55-36%) pensano che le accuse penali dovrebbero squalificare Trump dal candidarsi nuovamente alla presidenza, mentre i repubblicani (75-23%) pensano che i suoi guai giudiziari non dovrebbero impedirgli di ricandidarsi. Agli americani è stato chiesto, inoltre, dell’indagine del procuratore distrettuale di Manhattan su Trump. Il 55% pensa che le accuse siano molto gravi (32%) o abbastanza serie (23%), mentre il 42% pensa che le accuse non siano troppo gravi (16%) o per niente gravi (26%). Più di 6 americani su 10 (62%) pensano che il caso del procuratore distrettuale di Manhattan che coinvolge l’ex presidente sia principalmente motivato da ragioni politiche, mentre il 32% pensa che il caso sia esclusivamente motivato da questioni legali.

La difesa corporativa e l’elettorato generalista

I numeri del sondaggio pre-accusa sono coerenti con la dinamica politica che esiste da quando Trump è entrato in carica sei anni fa: la base repubblicana – in particolare gli elettori dei ceti bassi e quelli che si definiscono molto conservatori – si raduna attorno a Trump dopo ogni scandalo, al di là della sua entità. Questo radunarsi dei fedelissimi attorno a Trump, consentendogli di tenere a bada avversari come Ron DeSantis, rende più complesso per il Gop ambire alla presidenza il prossimo anno. Tra l’altro, nell’ultimo mese, mentre la prospettiva di un’accusa penale incombeva su Trump, l’ex presidente stava effettivamente aumentando il suo vantaggio nazionale su DeSantis, che non è ancora entrato ufficialmente in corsa. A potenziare questo trend, il fatto che una fetta considerevole di elettori del Gop, come mostra il sondaggio del Marist College, lo crede totalmente innocente: oltre quattro repubblicani su cinque definiscono le indagini su Trump una “caccia alle streghe”, mentre solo il 10% degli elettori del Gop afferma che Trump ha fatto qualcosa di illegale. Quasi la metà, il 45%, afferma che Trump non ha fatto nulla di sbagliato, mentre una quota considerevole( 43%) descrive il comportamento di Trump come “non etico, ma non illegale”.

In un altro sondaggio pre-accusa pubblicato questa settimana, invece, il consorzio Navigator Research (democratico) chiarisce ancor di più e in maniera più sintetica il risultato delle ricerche incrociate sull’elettorato generalista: tre americani su cinque affermano che Trump ha commesso un crimine; il supporto per un’accusa contro Trump cresce a tre su cinque; ma soprattutto sette americani su dieci descrivono l’operato di Trump come criminale o sbagliato e che egli non deve essere in alcun modo al di sopra della legge.

Gli effetti sulle primarie

L’ex presidente ha ampliato il suo vantaggio nella corsa alle primarie repubblicane, mentre il presidente Joe Biden continua ad affrontare l’incertezza tra gli elettori delle primarie democratiche, secondo l’ultimo sondaggio nazionale di Fox News. Agli elettori delle primarie repubblicane è stato letto un elenco di 15 candidati annunciati e potenziali per la nomina del 2024. Il sondaggio, pubblicato mercoledì scorso, rileva che Trump ha raddoppiato il suo vantaggio da febbraio ed è aumentato di 30 punti su Ron DeSantis (54% -24%). Il mese scorso era invece salito di 15 punti (43%-28%). Nessun altro raggiunge la doppia cifra. Mike Pence arriva terzo con il 6%, Liz Cheney e Nikki Haley ricevono il 3% ciascuno e Greg Abbott arriva al 2%. Tutti gli altri ricevono l’1% di supporto o meno.

Un dettaglio fondamentale nelle previsioni sono gli umori raccolti negli early vote states, protagonisti della “rivoluzione” del presidente Biden. Trump ha sì aumentato il suo vantaggio nazionale nelle primarie, ma sembra destinato ad affrontare una lotta più serrata con il suo principale rivale DeSantis, nei primi due stati cruciali: lunedì, un nuovo sondaggio del Center for American Political Studies di Harvard e dell’Harris Poll ha dato all’ex presidente un vantaggio nazionale di 26 punti sul governatore della Florida, dal 50% al 24%, un guadagno di quattro punti rispetto a febbraio. Il sondaggio ha seguito Trump nella sua prima manifestazione elettorale a Waco, in Texas, in occasione del quale si era concentrato sull’atto d’accusa imminente. Sebbene sia ormai opinione diffusa che DeSantis stia conducendo una campagna-ombra, apparenti, però, buone notizie per il governatore dal sito Axios, che ha pubblicato i risultati di due sondaggi: nelle partite testa a testa, DeSantis è otto punti su Trump in Iowa, che darà il via alle primarie nel febbraio 2024, e pari nel New Hampshire, il secondo stato a votare. Ciò mostra Trump significativamente avanti rispetto a DeSantis: allo stesso tempo, però, questi sondaggi suggeriscono che DeSantis sta ottenendo performance migliori proprio nei due Stati apripista che influenzeranno il voto nel resto della nazione.

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