“La (cosiddetta, ndr) guardia costiera libica lavora in stretto collegamento con i trafficanti di esseri umani”. Mettiamo insieme questo passaggio, esplicito, del rapporto della Commissione di Indagine dell’Onu, con la conferenza stampa fatta a Cutro dalla premier Meloni. Mettiamo assieme le dichiarazioni delle Nazioni Unite con quel “daremo la caccia ai trafficanti sull’intero globo terraqueo” di Meloni.
Ora cosa farà il Governo? Sospenderà, come peraltro richiesto sempre nello stesso rapporto Onu, la fornitura di mezzi e di soldi, tanti soldi, alla sedicente “guardia costiera”, che altro non è che una articolazione di quella rete di criminali contro l’umanità che tengono in ostaggio la Libia, il futuro della sua società civile e migliaia di donne, uomini e bambini profughi innocenti? Oppure no, se ne infischierà come hanno fatto tutti i governi prima, e in nome del fatto che bisogna fermare l’umanità che bussa alle nostre porte, con ogni mezzo, anche facendoli ammazzare tutti o marcire dentro dei lager, continuerà a foraggiare gli aguzzini?
A scorrere il report dell’Onu, redatto dopo tre anni di investigazioni accurate, sembra di leggere qualcosa che abbiamo sempre saputo. Credo sia la stessa sensazione provata da coloro che guardavano a Milano mentre i nazisti caricavano i cittadini di origine ebraica nei carri piombati verso Auschwitz. Sappiamo tutto, sanno tutto. Il paragone con la Shoah, riferito al Mediterraneo, è storicamente sbagliato. Ma dal punto di vista concettuale invece, non si può non fare.
Dal 2017 l’Italia – e l’Unione europea – è stata ben contenta di lasciarglielo fare, ha deciso di dover essere il cane da guardia “più zelante” dei confini sud del continente. Gli altri, Spagna, Grecia, Malta, sono i più feroci. Ma Minniti e Gentiloni, quello stesso Gentiloni che l’altro ieri era in Tunisia speriamo non a vedere se si riesce a replicare anche lì il “modello Libia”, quando hanno ideato il “memorandum Italia-Libia”, sapevano di dover fare bene “i compiti”. La ferocia, la crudeltà, doveva essere ammantata dal savoir faire degli “statisti”. Gli altri sono rozzamente feroci, respingono come i greci e chiudono in isole-prigioni i bambini che, secondo le ricerche dei team psicologici, “sognano il suicidio”. I maltesi, uno staterello canaglia dell’Unione, sostanzialmente governato da mafie di varie provenienze, oltre a far saltare in aria le giornaliste scomode come Daphne Caruana Galizia, hanno sempre condotto affari con le milizie libiche, arricchendosi con il contrabbando di petrolio, armi e eroina. I maltesi lasciano morire in mare, e non hanno nemmeno ratificato la Convenzione di Amburgo sul soccorso.
Gli spagnoli, che sparano proiettili di gomma in faccia a quelli che tentano di scavalcare la rete al confine, invece hanno gli accordi con la monarchia marocchina. Deportano i profughi, attraverso l’enclave di Ceuta e Melilla, direttamente nel deserto. È la sabbia che coprirà le tracce dei loro corpi senza vita, morti di sete e di freddo. Noi invece siamo sempre “italiani brava gente”. Facciamo le peggio cose, ma non deve apparire. È così che i due “statisti”, “quelli di sinistra”, hanno architettato il memorandum. Hanno pianificato una narrazione: “aiutare la Libia nel percorso di democratizzazione”, hanno costruito relazioni con bande di criminali comprandoseli, a suon di milioni di euro, e hanno fatto i conti: quante motovedette servono per catturare e deportare decine di migliaia di persone che tentano la traversata, di nuovo nei lager? Come facciamo a far ottenere alla Libia una zona Sar? E da lì nasce, sempre da quel 2017, anche la guerra alle Ong, testimoni scomodi in una frontiera illegale e mortale, la più mortale al mondo.
Testimoni e anche ostacoli alla violazione sistematica della Convenzione di Ginevra in mezzo al Mediterraneo. Minniti e Gentiloni non avevano in mente i lager e la “soluzione finale”. Sapevano che avrebbero potuto sorgere. Quando consegni le vite indifese di esseri umani, per di più neri di pelle e poveri, nelle mani di banditi senza scrupoli, e gli affidi il compito di “trattenerli”, cosa puoi aspettarti? La risposta della Commissione Europea, attraverso un suo portavoce, dopo la pubblicazione del rapporto Onu di lunedì, è indicativa: ”Non li abbiamo finanziati direttamente”. Ogni riferimento alla Shoah, certo, è improprio. Ma la contabilità di quel lucido abominio che allora ha organizzato burocraticamente uno sterminio, anche nel caso del patto Italia- Libia, non è del tutto estranea.
Quante motovedette servono alle milizie per catturare il 30, 40% di quelli che altrimenti arrivano da noi? Come facciamo ad abbassare il numero di chi sbarca chiedendo aiuto? Due i modi. Quello che l’Onu svela nel rapporto, e dunque “catture e deportazioni” ad opera dei libici, e l’altro farli morire in mare, dando la colpa al mare. La criminalizzazione del soccorso parte insieme al memorandum. E dunque meno soccorso in acque internazionali, quelle appaltate alla Libia. I “taxi del mare”, qualcuno ricorda? E il teorema della Procura di Catania contro le Ong, sciolto come neve al sole? I due protagonisti di allora, Di Maio e il pm Zuccaro, oggi sono entrambi tornati nell’oblio dal quale provenivano. Minniti invece è a capo della Fondazione Med’Or, di Leonardo, grande produttore di armi e sistemi di controllo e sorveglianza degli esseri umani nelle zone di confine.
Gentiloni è lì, dove sappiamo, e vederlo andare in Tunisia per “risolvere” il problema migranti, non è di buon auspicio. Una previsione contabile dunque, di quanti donne, uomini e bambini, si sarebbero potuti respingere attraverso un “sistema”. Messo in piedi per eludere anche le inchieste internazionali sui crimini contro l’umanità, che già sono in corso all’Aja, per opera del Tribunale Penale Internazionale. L’Onu ha trasmesso gli atti, e questo suona come un messaggio ai governanti e ministri dell’Unione. E dunque, tornando a Meloni e al suo “globo terracqueo”, chi sono i criminali? Quelli che salvano vite in mare e si oppongono alle deportazioni e ai lager, o quelli che votano in parlamento il finanziamento di bande di assassini? Quella sinistra da cui viene la mossa del cane da guardia “zelante”, non sente il bisogno di fare le barricate adesso, facendo un casino di quelli che non ha mai fatto, per imporre uno stop agli accordi con la Libia? C’è un nuovo corso a sinistra, certo.
Ma avere la paternità di un’orrore storico di questa portata, non li spinge a rompere gli schemi? Perché nessuno di loro chiede di andarci in Libia, anche solo all’ambasciata italiana per la quale non possono negarti il visto come parlamentare, e poi si incatena da qualche parte, davanti agli uffici dell’Unhcr, sventolando il suo passaporto diplomatico e chiedendo l’evacuazione dai lager dell’umanità torturata e imprigionata che muore lì dentro? Vivere la vita di dopo, di quelli che sapevano tutto mentre i carri piombati partivano, non è una cosa facile. Quelli che hanno votato fino ad ora il memorandum lì devono andare adesso, in Libia. Per lasciare a razzisti, autoritari, xenofobi, fascisti, odiatori dei diritti umani ciò che è sempre stato loro.
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