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L'ultimo video del barcone prima della strage di Cutro: “Noi superstiti costretti a pagare viaggio, riconosciuti dalle foto” – Il Riformista

Frontex ribadisce: “Decisione intervento spettava a Italia”

Redazione — 22 Marzo 2023

L’ultimo video del barcone prima della strage di Cutro: “Noi superstiti costretti a pagare viaggio, riconosciuti dalle foto”

Le ultime immagini dei caicco prima della strage di Cutro dove, ad oggi, su 180 persone a bordo dell’imbarcazione sono 88 i cadaveri (tra cui 22 bambini), diversi i dispersi e quasi una ottantina i sopravvissuti. In un video girato da un aereo di Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, pubblicato in esclusiva dal Corriere della Sera e presente nel fascicolo della procura di Crotone, appare dopo oltre un minuto solo una persona (uno scafista) in coperta mentre i circa 180 migranti provenienti da Siria, Iraq e Afghanistan erano nella ‘pancia’ dell’imbarcazione che viaggiava motore e, alle 22.26 del 25 febbraio, almeno cinque ore prima della tragedia, si trovava a circa 40 miglia a Sud Est di Capo Rizzuto (Crotone).

Un video che pare cristallizzare la situazione di pericolo in cui si trovava l’imbarcazione che non è stata soccorsa dalla Guardia Costiera. Anzi, è stata avviata una operazione di polizia con l’entrata in azione della Guardia di Finanza. Nel filmato di Frontex, si vede prima una ‘macchia’ presente in mare, poi l’obiettivo della camera ingrandisce la ‘macchia’ e  scova la barca che naviga con rotta 296° (verso Nord Ovest) e procede a una velocità di 6 nodi.

La persona, che appare dopo circa un minuto e mezzo sulla fiancata sinistra della barca, si muove verso prua senza grosse difficoltà, segno che il mare, per quanto agitato, in quel momento non era del tutto proibitivo. Dopo aver appurato la situazione, Frontex alle 23.03, circa mezz’ora dopo, avvisa l’Internationale Coordination Centre di Pratica di Mare con un dispaccio. Per conoscenza spedisce la segnalazione anche alla Centrale operativa della Guardia Costiera di Roma.

La comunicazione dell’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, parla di barca a motore di dimensioni medie, che naviga con rotta 296° a 6 nodi, con una buona linea di galleggiabilità e con una sola persona visibile in coperta. Non c’è la certezza della presenza di migranti a bordo anche se i sistemi a bordo dell’Eagle 1 rilevano una risposta termicasignificativa” in prossimità dei boccaporti. E rilevano pure un flusso di chiamate, in partenza e in arrivo dall’imbarcazione, provenienti dalla Turchia. Un ulteriore elemento a favore della presenza a bordo di migranti.  Ma nessun intervento di soccorso è scattato in modo tempestivo e poco dopo le 4 del mattino del giorno successivo è andata in scena la strage di Cutro avvenuta a un centinaio di metri dalla costa.

A distanza di quasi un mese è emerso che i trafficanti, nonostante la tragedia, hanno chiesto ai superstiti il pagamento della seconda rata del viaggio (la prima si paga alla partenza), mentre Frontex ha ribadito che la decisione sull’intervento spettava solo ed esclusivamente all’Italia. L’agenzia europea ha “assolto al compito di segnalazione alle autorità italiane, la decisione se fare intervenire la Guardia di finanza o istituire un’operazione Sar spettava a loro”, ha detto il direttore esecutivo, Hans Leijtens, rispondendo a una domanda in audizione al Parlamento europeo.

Raccapriccianti le parole di Rohullah Kabiry, iraniano, uno dei superstiti che è riuscito a salvarsi nuotando per oltre 20 minuti fino a riva. La sua testimonianza nell’incidente probatorio del Tribunale dei Minorenni di Catanzaro, nell’ambito dell’inchiesta sul presunto scafista di 17 anni, ricostruisce quanto avvenuto sia sull’imbarcazione che dopo la tragedia quando i familiari dei superstiti, stando al suo racconto, avrebbero pagato lo stesso il viaggio ai trafficanti di esseri umani dopo essere stati riconosciuti in foto. “I familiari hanno fatto visita alle persone superstiti nel centro di Sant’Anna. Hanno fatto le foto e così i trafficanti hanno saputo chi era vivo”, ha raccontato il ragazzo, come apprende l’Adnkronos, nell’udienza che si è tenuta a porte chiuse.”Per la traversata in mare ho pagato la somma di 8.300 euro” e i trafficanti “li avrebbero ricevuti tramite money transfer”, ha aggiunto.

Poi ricorda quanto accaduto dopo la partenza dalla Turchia: “Sono andato via dall’Iran e sono rimasto in Turchia per due anni. Sono partito da Smirne per l’Italia. La prima barca non era adatta per tante persone. Era bianca, di 19/20 metri era a tre piani. Sui primi due piani erano sistemati i migranti, al terzo i comandanti. Chi guidava era un siriano”. “Poi siamo saliti su un’altra barca, condotta invece da tre turchi. Ci hanno preso i telefoni – ricorda ancora – Sulla seconda barca eravamo tutti sottocoperta. Era vecchia. Potevamo salire sopra solo per prendere una boccata d’aria. Eravamo stretti, non c’era posto per sederci tutti”.

Telefonini che sarebbero stati restituiti poco prima dello sbarco finito in tragedia con un disturbatore di frequenza attivato per impedire di chiedere aiuto. Scafisti che, nonostante le insistenze delle persone a bordo, si sono rifiutati di allertare le autorità. “Non li hanno voluti chiamare neanche vicino alla costa”, ha detto il superstite così come riporta l’agenzia Ansa. Poi, giunti vicino a riva, hanno notato delle luci, e temendo fossero le forze dell’ordine hanno effettuato una brusca virata. La barca, colpita dalla forza delle onde, si è inclinata su un lato andando a schiantarsi violentemente con la secca e sfasciandosi.

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