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Xi da Putin per attribuirsi il merito di un cessate-il-fuoco in Ucraina? – Giuseppe Morabito

Il presidente della Cina Popolare Xi Jinping sarà a Mosca la prossima settimana per incontrare il presidente Vladimir Putin nella sua prima visita da quando la Russia ha iniziato la sua invasione dell’Ucraina.

Una visita che sarà sicuramente vista nei Paesi che appoggiano la resistenza ucraina come una importante dimostrazione del sostegno di Pechino a Mosca, soprattutto in questi giorni in cui i governi occidentali sono sempre più diffidenti nei confronti della crescente partnership tra le due autocrazie, proprio nel periodo in cui la guerra in Europa viene combattuta.

Il faccia a faccia reso noto venerdì sia da Pechino che da Mosca sarà anche il primo viaggio all’estero di Xi da quando si è assicurato (eufemismo, lo ha imposto) un terzo mandato come segretario generale del Partito comunista cinese, presidente della Cina Popolare e presidente della Commissione militare centrale.

I colloqui Putin-Xi

Il Ministero degli esteri cinese ha reso noto che la visita si svolgerà dal lunedì al mercoledì su invito di Putin e confermato che la guerra in Ucraina sarà una parte centrale dei colloqui, in quanto “la proposta della Cina si riduce a una frase, che è quella di sollecitare la pace e promuovere i colloqui”.

Il Cremlino ha affermato che i due leader discuteranno questioni di attualità dell’ulteriore sviluppo di relazioni di partenariato globale e cooperazione strategica tra Russia e Cina Popolare.

Per quanto si sa, è previsto anche uno scambio di opinioni nel contesto dell’approfondimento della cooperazione russo-cinese in campo internazionale e verranno firmati “numerosi importanti documenti bilaterali”. Il Cremlino ha anche diffuso il calendario degli incontri. I due leader inizieranno lunedì con un faccia a faccia, seguito da un pranzo informale e negoziati che si svolgeranno anche martedì.

Il consigliere del presidente russo per le relazioni internazionali, Ushakov, ha affermato che Putin e Xi firmeranno documenti che attestano legami più stretti tra le due nazioni e sono orientati a discutere della guerra in Ucraina in quanto Mosca apprezza molto la posizione equilibrata della leadership comunista cinese.

Parrebbe proprio che Russia e Cina Popolare siano soddisfatte dell’alto livello con cui vanno avanti le loro relazioni ed è una certezza che la visita di Xi Jinping a Mosca darà loro un nuovo slancio.

Xi mediatore?

La visita arriva anche nelle settimane in cui la Cina Popolare cerca di presentarsi come mediatore di pace neutrale sull’Ucraina, compreso il recente “lancio” di un documento che chiede una soluzione politica della crisi.

Giovedì, il ministro degli esteri cinese Qin Gang ha parlato al telefono con il suo omologo ucraino Dmytro Kuleba per chiedere colloqui di pace. I due hanno discusso “del significato del principio di integrità territoriale”, cosa quantomeno curiosa conoscendo le mire aggressive di Pechino nei confronti della Repubblica di Cina-Taiwan.

La posizione di Pechino quale mediatore è stata logicamente accolta con scetticismo dai leader occidentali, che sottolineano il rifiuto della Cina Popolare di riconoscere la reale natura del conflitto e i suoi crescenti legami con la Russia.

Il sostegno di Pechino a Mosca

Xi ha parlato con Putin più volte dall’invasione, sia virtualmente sia di persona. Quel che è certo, è che i due leader si sono promessi un’amicizia “senza limiti” nel febbraio dello scorso anno, quando il presidente russo ha visitato Pechino per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali.

È noto che la Cina Popolare si è rifiutata di condannare l’invasione russa, o addirittura di riferirsi ad essa come tale, accusando invece la Nato di aver provocato il conflitto, amplificando così la “disinformazione” opera del Cremlino.

Pechino, inoltre, ha anche fornito sostegno diplomatico a Mosca, rafforzando i legami economici e militari, aumentando il commercio bilaterale e organizzando frequenti esercitazioni militari congiunte.

Nelle ultime settimane, i governi occidentali hanno iniziato a sollevare pubblicamente la preoccupazione che la Cina Popolare possa prendere in considerazione la possibilità di fornire alla Russia un’assistenza anche militare, cosa che, non c’era da aspettarsi altro, è stata negata da Pechino.

Visione comune

Ciononostante, Putin continua a ribadire che le relazioni tra il suo Paese e la Cina Popolare stanno “raggiungendo nuove pietre miliari” e Pechino risponde affermando di voler “rafforzare ulteriormente la partnership strategica globale”. Nell’incontro virtuale del dicembre scorso, il leader russo ha descritto le relazioni tra le due nazioni come “le migliori della storia”, dicendosi certo che potrebbero “resistere a tutte le prove”.

I due leader condividono una profonda ostilità nei confronti degli Stati Uniti, che ritengono intenzionati a tenere sotto controllo Cina Popolare e Russia. Condividono anche una visione per un nuovo ordine mondiale, che soddisfi meglio gli interessi delle loro nazioni e non sia più dominato dall’Occidente democratico.

Hanno anche uno stretto legame personale: Xi ha incontrato Putin di persona 39 volte da quando è diventato leader della Cina Popolare e nel 2019 lo definì come un “migliore amico”.

Washington alla finestra

Da Washington fanno sapere che osserveranno attentamente i segnali che indicano che la Cina Popolare sta andando avanti con la fornitura di armi alla Russia, anche se finora non vi è stata alcuna indicazione di una decisione definitiva. Ma l’incontro della prossima settimana potrebbe essere l’occasione per un tale annuncio.

“È qualcosa a cui staremo attenti”, ha dichiarato questa settimana il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan. “Ovviamente, la Russia ha i propri interessi nel cercare di coinvolgere altri Paesi in questo conflitto, se possibile, ma la nostra posizione è la stessa, che si incontrino o meno”.

La preoccupazione dei funzionari statunitensi non sarebbe tanto che le armi cinesi potrebbero aiutare la Russia a ottenere una vittoria decisiva in Ucraina, quanto che l’aiuto di Pechino possa comunque prolungare il conflitto, il che secondo logica favorirebbe la Russia.

Una guerra prolungata potrebbe avvantaggiare anche Pechino, in quanto si stima che se le risorse e l’attenzione americane venissero “consumate” in Ucraina, invece che in Asia, dove la Cina è sempre più assertiva militarmente, ancora una volta ad essere in pericolo per prima sarebbe la democrazia a Taiwan.

L’ipotesi cessate il fuoco

Ma a Washington sarebbero soprattutto preoccupati che Kiev possa accettare un cessate-il-fuoco mediato da Xi nella sua visita a Mosca. Il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale John Kirby avrebbe subito reagito avvertendo che questo “sostanzialmente ratificherebbe la conquista territoriale della Russia”.

Secondo alcune ricostruzioni giornalistiche, ci sarebbero ragioni credibili per cui Zelensky potrebbe contraddire il suo alleato americano, riconoscendo tacitamente l’attuale realtà sul terreno, nonostante le pressioni americane perché non ceda.

L’imminente viaggio del presidente Xi a Mosca, se queste voci venissero confermate, sarebbe quindi finalizzato alla mediazione di un cessate-il-fuoco tra Kiev e Mosca, che arriverebbe poco dopo lo storico riavvicinamento tra Iran e Arabia Saudita mediato da Pechino, con grande smacco di Washington.

La caduta di Bakhmut

Nel frattempo, arrivano notizie dal campo di battaglia, riportate dal Washington Post, secondo cui le forze armate ucraine sarebbero in difficoltà anche perché il presidente Zelenski ha respinto il consiglio degli Stati Uniti di abbandonare Bakhmut.

Naturalmente Zelensky continua, sia per tenere unito il fronte interno, sia per blindare sua leadership, a sostenere che c’è la possibilità di riconquistare l’intero territorio ucraino pre-2014, ma appare impossibile riuscirci, a causa di quanto profondamente fortificate sono ormai le forze russe in Crimea e anche di quanto male sta andando la battaglia per Bakhmut.

Nel caso di un eventuale sfondamento russo, da non escludere, attraverso le linee del fronte, che potrebbe seguire la caduta di Bakhmut, Zelensky ha già avvertito che Mosca potrebbe raggiungere il resto del Donbass e, al fine di evitare ulteriori perdite sia territoriali sia umane, potrebbe allora accettare un cessate-il-fuoco mediato da Pechino.

Una vittoria di Xi

Il presidente Xi sa che qualsiasi pausa nei combattimenti, indipendentemente dalla ragione che ne sia la causa, rappresenterebbe una sua vittoria diplomatica.

E comunque, se Kiev accettasse la tregua e i colloqui di pace, anche se stesse solo cercando di guadagnare tempo per riarmarsi, riconoscerebbe tacitamente i “progressi territoriali” della Russia. Per la presidenza Biden, fino ad ora sfortunatamente quasi fallimentare, sarebbe un ridimensionamento delle capacità strategico-diplomatiche.

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