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Sulla malattia di Francesco e un regime al tramonto – Aldo Maria Valli

di The Wanderer

“Papa Francesco è vicino alla fine. È questione di giorni o settimane; al massimo di qualche mese”. Questa la voce che da tempo circola nella curia romana. La gravità della sua malattia è un segreto conosciuto da tutti ed è già stata commentata in varie sedi. Come ricorda la Specola, più che mai indispensabile di questi tempi, “i papi godono di buona salute fino a tre giorni dopo la loro morte”.

Quella che poteva essere considerata solo una voce uscita dalle oscure centrali anti-Bergoglio, è diventata più significativa per l’improvviso scompenso subito ieri, che ha costretto il papa al ricovero al policlinico Gemelli. Inoltre, è già pronto il programma delle celebrazioni della Settimana Santa senza la sua presenza: il cardinale Re presiederà la domenica delle palme e la veglia pasquale; il cardinale De Donatis presiederà la Messa crismale e il cardinale Gambetti la celebrazione del venerdì santo.

Di fronte alle notizie sulla salute del papa, ciò che ogni buon cattolico deve fare subito è pregare affinché Dio rafforzi il Santo Padre nel dolore della sua malattia e, quando sarà il momento, nella morte.

Noi, che non sappiamo se saremo vivi quando il papa morirà, possiamo concederci qualche ulteriore riflessione. E quella che più risalta riguarda la sconcertante incapacità dell’ufficio stampa della Santa Sede di gestire situazioni di questo tipo.

Come si può facilmente verificare su tutti i media, ufficialmente prima si è detto che il ricovero era dovuto a controlli sanitari programmati, poi che si trattava di un problema cardiaco e poi di un problema respiratorio, cioè di polmonite (curiosamente, pochi minuti prima il papa aveva parlato all’udienza generale senza sintomi di febbre, senza tosse, senza schiarirsi la gola: una polmonite molto strana).

Al povero Francesco è stato applicato un intero catalogo di nosologia. E la cosa peggiore è che, secondo voci di ambienti riservati, il problema sarebbe un altro ancora: un’ostruzione intestinale, peraltro prevedibile visto lo stato terminale della sua malattia. Ma non bisogna stupirsi: quando nei posti di governo si mettono raccomandati e compari, questo è ciò che si ottiene. La cosa peggiore è che le scarse capacità dei dirigenti della sala stampa della Santa Sede fanno il paio con quelle di buona parte dei dirigenti dei principali uffici governativi della Chiesa. Ogni somiglianza con le pratiche peroniste è, ovviamente, puramente casuale.

Quando papa Francesco morirà, perché morirà come ogni figlio di Adamo, ci sarà un conclave, e a tal proposito c’è un’informazione, resa nota la settimana scorsa, che a nostro avviso non è stata sufficientemente presa in considerazione dagli analisti, ma ora assume un’importanza particolare.

Il 23 marzo la Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece), che è la Conferenza episcopale europea, ha eletto monsignor Mariano Crociata, vescovo di Latina, nuovo presidente. La cosa interessante è che questo vescovo italiano succede al progressista, bergogliano e gesuita cardinale Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo. La nomina del nuovo presidente non è stata ben accolta a Santa Marta, e si può capire. Crociata era stato nominato da Benedetto XVI segretario della Conferenza episcopale italiana, passo preliminare al cardinalato. Bergoglio, però, lo rimosse e gli lasciò il solo compito di occuparsi della sua modesta sede. Crociata è anche un amico intimo del cardinale Angelo Bagnasco, un altro dei cardinali detestati dal pontefice argentino. Insomma, Crociata è un ratzingeriano della prima ora. Dunque, come si vede, non solo la Conferenza episcopale statunitense nomina ai suoi vertici esponenti conservatori, contrariamente alla volontà del pontefice di creare cardinali i vescovi progressisti, ma la ribellione sta avvenendo anche nella stessa Europa.

Credo che questo non sia un fatto secondario. Anche in ambienti molto progressisti, come l’episcopato europeo in generale, i bergogliani vengono ora allontanati per collocare vescovi conservatori in posizioni di leadership.

Forse questa è – credo che sarà – la tendenza del prossimo conclave. Le istituzioni possiedono un loro istinto di sopravvivenza.

Fonte: caminante-wanderer.blogspot.com

Titolo originale: La esquiva salud del Papa Francisco

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